Cosa ci dice l'etichetta dell'olio extravergine d'oliva?
Per etichetta si intende tutta la parte della confezione che contiene informazioni obbligatorie, per legge: etichetta fronte-retro, cartellini aggiuntivi, astucci.
Ci sono delle indicazioni che devono obbligatoriamente essere inserite in etichetta. Vediamole in seguito:
- Origine del prodotto.
- Denominazione di vendita.
- Categoria di appartenenza (extravergine, vergine…).
- Quantità netta.
- Scadenza, ovvero il termine minimo di conservazione.
- Condizioni di conservazione.
- Nome o ragione sociale e indirizzo del responsabile commerciale del prodotto.
- Il lotto, cioè una partita di olio confezionata in circostanze praticamente identiche, che non è richiesto quando il termine minimo di conservazione è indicato con il giorno, il mese e l’anno.
- Tabella nutrizionale.
- Campagna di raccolta, obbligatoria se il 100% del prodotto proviene da tale campagna di raccolta e viene commercializzato in Italia.
- Sede dello stabilimento di confezionamento.
Ci sono poi delle informazioni facoltative, che seguono comunque una regolamentazione e spesso sono quelle che ci dicono qualcosina in più dal punto di vista qualitativo:
- Diciture “a freddo”, come “estratto a freddo” o “spremuto a freddo”.
- Acidità e perossidi.
- Caratteristiche organolettiche.
Nell’etichetta dell’olio si possono riportare anche informazioni che non sono disciplinate dalla legge: la cosa fondamentale è che queste non devono indurre in errore l’acquirente e che il produttore deve essere in grado di dimostrare con dei documenti validi legalmente TUTTO ciò che scrive in etichetta.
Le informazioni utili presenti nell'etichetta
Di tutto questo elenco di cose, poche sono le informazioni che ci fanno capire la differenza tra una bottiglia di olio extravergine d’oliva e un’altra, vediamole insieme:
- Origine del prodotto: un prodotto italiano è sempre una scelta migliore. Gli oli extravergine d’oliva italiani infatti hanno naturalmente una percentuale più alta di acido oleico rispetto ad altri oli europei o mondiali e, come avevamo già accennato nell’articolo L’olio extravergine di oliva fa bene alla salute?, è un grosso alleato per il colesterolo.
- Campagna di raccolta: l’olio extravergine di oliva, per quanto possiamo stare attenti, si rovina col tempo, quindi è bene acquistare olio dell’ultima campagna di raccolta.
La normativa dell’Unione Europea prevede che l’etichetta dell’olio extra vergine di oliva possa (quindi non è obbligatorio) riportare l’indicazione della campagna di raccolta esclusivamente se il 100% dell’olio contenuto nella confezione proviene da tale raccolta. La normativa italiana invece, prevede che per l’olio extra vergine di oliva debba essere obbligatoriamente indicata la campagna di raccolta se il 100% dell’olio proviene da tale raccolta. Quindi la campagna di raccolta non può mai essere indicata se l’olio confezionato proviene da una miscelazione di oli di due o più campagne.
Anche in questo caso quindi conviene acquistare un prodotto nazionale.
- Scadenza: il termine minimo di conservazione non ci aiuta molto a capire la qualità del prodotto che stiamo acquistando, ma ci dice qualcosa sui tempi di produzione e di imbottigliamento. La scadenza dell’olio infatti non dipende dal giorno di produzione del prodotto, ma si calcola dal giorno dell’imbottigliamento: vuol dire che se io tengo un olio in cisterna per qualche anno e poi lo imbottiglio, la data di scadenza sarà 18 mesi dopo l’imbottigliamento, se invece lo produco e il giorno dopo lo imbottiglio avrò comunque 18 mesi di scadenza.
Com’è possibile?
Se sei curioso di avere qualche info in più puoi scrivere al team di Che buono Mamma o a me, ti risponderemo il prima possibile.
Tornando a noi, conviene acquistare un olio evo nazionale sul quale sono riportati la campagna di raccolta e la data di scadenza.
- Diciture “a freddo”: le diciture “estratto a freddo” o “spremuto a freddo” o “prima spremitura a freddo” sembrano dirci tantissimo sulla qualità del prodotto, invece si riferiscono al fatto che il prodotto è stato lavorato al di sotto dei 27°C.
Ci dicono invece con che tipologia di frantoio è stato lavorato: se parliamo di estrazione abbiamo un prodotto lavorato con un frantoio moderno, che estrae l’olio dalle olive tramite centrifuga, il migliore per ottenere oli di alta qualità. Se invece abbiamo un prodotto spremuto, allora il frantoio utilizzato è quello tradizionale, con le macine in pietra, che crea non pochi problemi al prodotto finale.
Dovendo scegliere, il migliore da acquistare è l’estratto a freddo, per il tipo di lavorazione.
Trovi maggiori informazioni nella mia guida all’acquisto dell’olio extravergine d’oliva, che puoi scaricare qui.
- Acidità e perossidi: questi valori sono due delle informazioni più utili che il produttore potrebbe fornire, ma sono tra le meno fornite, specialmente in oli extravergini che vengono commercializzati al di fuori della sede aziendale, tipo al supermercato. Un olio extravergine d’oliva di alta qualità ha una bassissima acidità e un basso numero di perossidi, ma questi parametri dipendono anche dalle condizioni di conservazione del prodotto: le luci del supermercato, le troppo alte o troppo basse temperature, la bottiglia lasciata aperta in casa. Sono tutte condizioni che fanno alzare tantissimo il paramento dell’acidità. Scrivendoli in etichetta il produttore garantisce che, fino alla data di scadenza, quei valori saranno i massimi raggiunti. Ma come fa un produttore a garantire una cosa che non è nella sua completa gestione e che dipende anche da altri?!
- Caratteristiche organolettiche: anche queste sono informazioni che potrebbero aiutarci nella scelta del prodotto, ma come quelle sopra spesso non le troviamo, specialmente nella GDO.
C’è bisogno che l’azienda faccia eseguire l’analisi organolettica da un Panel Test certificato, che ne abbia quindi una documentazione valida legalmente.
Possiamo trovare quindi la tipologia di fruttato (leggero, medio o intenso) e l’intensità di amaro e piccante.
Le informazioni che non possono essere riportate in etichetta
Tutte le informazioni che possono portare il consumatore a fare acquisti sbagliati.
Facciamo degli esempi:
Olio extra vergine di oliva “genuino” è errata, perché tutti gli extravergine dovrebbero essere genuini.
Olio extra vergine di oliva “ottenuto da sole olive” è errata, tutti gli oli extravergine sono ottenuti da sole olive.
“Previene i tumori” è una dicitura sbagliatissima perché non c’è un claim ufficiale per indicare questo aspetto salutistico.
“Le olive sono state raccolte nelle colline umbre” è invece una dicitura non permessa, non perché non sia vera, ma perché per poter scrivere l’origine regionale o comunale del prodotto il produttore deve certificarlo come olio DOP: solo gli oli con le certificazioni di origine, infatti, possono riportare in etichetta questa informazione, altrimenti si deve scrivere “prodotto italiano”.
Anche per oggi ci fermiamo, le informazioni sono tante e da assimilare con calma!
Ci ritroviamo la prossima settimana per il nostro penultimo appuntamento.
Se avete delle curiosità particolari o domande è il momento giusto di mandare un messaggino al nostro team, pronto a rispondervi.

Autrice
Marianna Travaglini
Agricoltrice appassionata di natura, agroalimentare, cultura popolare e sostenibilità e assaggiatrice professionista di olio extravergine di oliva.
Gli assaggiatori professionisti di oli da olive vengono formati per riconoscere un olio extravergine di oliva da un altro tipo di olio usando naso e bocca e prendono parte, ad esempio, alle analisi organolettiche degli oli durante i controlli per le frodi alimentari. Dal 2015 studio il mondo dell’olio in tutte le sue fasi, dal campo alla produzione in frantoio, fino ad arrivare alla tavola.
Visita il mio sito web cliccando qui: troverai tutte le informazioni utili sul mondo dell’extravergine.