Olio extravergine: non farti ingannare dalla comunicazione

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Parliamo oggi di comunicazione: cosa attira e come la comunicazione e la pubblicità influenzano i nostri acquisti.

La pubblicità è sempre dalla parte dell'azienda

Per quanto tutti sappiamo benissimo che i biscotti non vengono fatti da Banderas e dalla gallina Rosita che fa le uova fresche di giornata, questo genere di pubblicità a lungo termine crea in noi una illusione che, col tempo, diventa quasi una convinzione.
Stessa cosa vale per le pubblicità dell’olio, non solo per quello extravergine.

Facciamo un esempio: tutti sappiamo ricollegare un’azienda a un uomo che salta una staccionata e dice di avere il colesterolo basso grazie all’acido linoleico, un famoso omega-6 presente tra l’altro anche nell’olio extravergine.
Ma questo basta a renderlo un prodotto davvero sano per la nostra salute o l’azienda è stata brava ad individuare una singola qualità da comunicare per far sì che il prodotto venisse acquistato?

E quando non ci sono qualità da comunicare?

In questo caso si passa a non parlare più delle caratteristiche del prodotto, ma questo viene legato a temi sensibili e cari alla società: nel caso dell’olio extravergine le cose più sfruttate in comunicazione sono la famiglia, la tradizione, l’artigianalità, lo stare a tavola tutti insieme – magari con una bella tavolata in mezzo alla campagna in una giornata soleggiata – l’italian sounding e ultimamente si sente parlare di attenzione all’ambiente, di api, di biologico e di tracciabilità.

Analizziamo velocemente qualcuno di questi temi:

  • Famiglia, artigianalità e tradizione.

Questo collegamento, spesso evidenziato anche nelle etichette della grande distribuzione, ci porta a dimenticare completamente della qualità del prodotto che stiamo acquistando. Ci sono oli che si chiamano proprio “famiglia” o che riportano in etichetta appellativi tipo “l’olio di casa”, “cuore d’olio”, “non filtrato naturale”… tutte cose che sembrano dirci qualcosa, ma in realtà ci portano solo a fare acquisti assolutamente sbagliati.
Etichette queste legate poi ad una comunicazione in Tv e sui social che mette ancora di più in evidenza queste caratteristiche.
Nel mondo dell’olio, e del cibo in generale, non è la tradizione o la famiglia a fare l’alta qualità: sono le aziende che studiano, che si informano, che acquistano macchinari non tradizionali, ma con le ultime tecnologie di estrazione disponibili, create e studiate dalle Università e dalle aziende proprio per avere prodotti sempre migliori.

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In questa etichetta possiamo vedere come viene evidenziato ciò che l’azienda vuole comunicare:

– INTEGRALE

– NON FILTRATO NATURALE

– ESTRATTO A FREDDO

– BOLLINO ROSSO CON SCRITTO “QUALITY”

– DISEGNO DI UN FRANTOIO “TRADIZIONALE” (che ormai non troviamo in quasi nessuna azienda che produce alta qualità).

Tutte cose che non ci dicono nulla della qualità, e poi in piccolo – piccolissimo –  nel cerchio celeste c’è scritto “miscela di oli di oliva originari dell’Unione Europea”, scritto con i caratteri minimi richiesti per legge.
Chiaramente l’azienda, in questo caso, non ci tiene a farci sapere una delle poche cose che in etichetta potrebbe esserci utile!

  • Tracciabilità.

In una linea aziendale dove magari sono presenti 5-6 oli, questo termine appare solo nel 100% italiano!
Ma allora a cosa serve?
Leggere “tracciabilità certificata” ci mette tranquilli, ma in realtà sapevamo già prima la provenienza del prodotto: per un olio normale bisogna dichiarare per legge se è un italiano o una miscela di oli dell’UE o fuori Ue.

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Nella foto i primi due oli non contengono la scritta “tracciabilità certificata”, infatti non sono italiani: sotto alla scritta “olio extravergine di oliva” è riportata l’origine del prodotto, che nel primo caso dice “miscela di oli di oliva originari dell’Unione Europea e non originari dell’Unione” e nel secondo caso abbiamo “miscela di oli di oliva originari dell’Unione Europea”.

Notate come sia evidente quando si tratta di olio 100% italiano.

Inoltre qui abbiamo nei primi due oli a sinistra una scelta importante di nomi: il Biologico e l’Integrale, che ci distraggono e fanno sì che acquistiamo senza pensare perché sono legati a due termini che ci mettono tranquillità… ma cosa vuol dire integrale?
Nel secondo caso invece il “grezzo”, prodotto italiano, ha una scelta di bottiglia e di etichetta particolare, che ci riporta alla tavola e alla tradizione del nonno.

  • Ambiente.

Questo è il tema caldo del momento e tantissime sono ormai le bottiglie di olio extravergine di oliva biologiche o che riportano comunque un’attenzione alla sostenibilità, magari nel ciclo produttivo o nel packaging.
Le riconosciamo dai colori: marroncino e verde sono i più utilizzati perché ci ricordano la natura.
Ma sono davvero sostenibili?

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  • Italian sounding.
Questa è la “fregatura” più grande per il nostro cervello, convincerci con nomi o richiami all’Italia che l’olio extravergine d’oliva che stiamo acquistando sia italiano. Questa tecnica è usata in tutto il mondo e non solo per l’olio, ma per la maggior parte dei prodotti alimentari.
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In questo caso il nome e il logo aziendali non solo ci illudono di essere in Italia, ma in una regione ben precisa. Anche i nomi dati agli oli ricordano l’Italia, specialmente “il Mediterraneo”.

Ma anche qui, se leggiamo con attenzione, ci accorgiamo che proprio l’olio “il Mediterraneo” è una miscela di oli di oliva comunitari e non comunitari e che “Terre Antiche” è ottenuto da oli di oliva originari dell’Unione Europea.

Quindi in queste bottiglie di italiano non c’è nulla.

Ma noi spesso facciamo la spesa di fretta, nei ritagli di tempo, quindi nella maggior parte dei casi non ci facciamo caso.

Questi sono solo alcuni degli esempi che ci portano a fare acquisti poco consapevoli, fidandoci di ciò che leggiamo più in evidenza. Provate a fare un gioco la prossima volta che andate a fare la spesa: andate nella corsia degli oli e cercate di individuare le etichette o le diciture che possono trarre in inganno.

Come al solito siamo a disposizione per dubbi o domande, non esitate a scriverci!

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Autrice

Marianna Travaglini

Agricoltrice appassionata di natura, agroalimentare, cultura popolare e sostenibilità e assaggiatrice professionista di olio extravergine di oliva.

Gli assaggiatori professionisti di oli da olive vengono formati per riconoscere un olio extravergine di oliva da un altro tipo di olio usando naso e bocca e prendono parte, ad esempio, alle analisi organolettiche degli oli durante i controlli per le frodi alimentari. Dal 2015 studio il mondo dell’olio in tutte le sue fasi, dal campo alla produzione in frantoio, fino ad arrivare alla tavola. 

Visita il mio sito web cliccando qui: troverai tutte le informazioni utili sul mondo dell’extravergine.

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